Storia

L’apparato giudiziario in età moderna era nelle mani del feudatario il quale aveva la prerogativa di amministrare la giustizia civile e penale. Mentre i ricorsi potevano essere rivolti alla Regia Udienza di Catanzaro e Regia Camera di S. Chiara a Napoli.
Con l’avvento dei francesi e l’abolizione della feudalità l’applicazione delle leggi fu prerogativa esclusiva dello stato, per cui nei vari distretti in cui fu diviso il Regno comparvero i giudici di pace, pretori, tribunali civili e penali. In Monteleone, attuale città di Vibo Valentia, tali istituti operano dal 1809 in poi e nell’archivio di Stato di Vibo Valentia sono conservati gli atti dei processi svolti nei vari distretti sede di pretura (Monteleone, Briatico, Pizzo, Serra San Bruno, Monterosso, Tropea, Nicotera) e nel Tribunale di Monteleone. Quest’ultimo ebbe sede, in un primo tempo presso l’attuale Palazzo Gagliardi e poi nel Palazzo Di Francia divenuto sede municipale e attualmente Palazzo delle Accademie.

Della necessità di realizzare a Monteleone un edifico specifico adatto alle attività giudiziarie si cominciò a parlare a partire dal 1911, ma per la mobilitazione generale provocata dal conflitto mondiale del 1915-18 il progetto venne accantonato; fu ripreso nella seduta del consiglio comunale del 18 dicembre 1918, sindaco Pasquale Buccarelli. In quella occasione il consigliere Francesco Fuduli sottolineò l’urgenza di avere in Monteleone una palazzo di Giustizia “per riunire tutti gli uffici giudiziari a cui fanno capo tutti i paesi del vasto circondario, palazzo di giustizia degno del suo Foro, del suo passato, considerando che Monteleone fu sede di Corte d’appello”.
L’amministrazione comunale, a tal fine, si adoperò presso le competenti autorità e il 26 novembre 1922 il sottosegretario di Stato Lombardi telegrafò al sindaco Foggio il seguente testo:

Lieto comunicare questo ministero disposto appalto costruzione palazzo di Giustizia trattativa privata con Federazione Provinciale Cooperative di Catanzaro per accoglimento voti più volte manifestati codesta classe operaia. Stop. Cordiali saluti. Lombardi.

Problemi burocratici rinviarono di qualche anno l’avvio del lavori finché non giunse l’intervento del quadrunviro Michele Bianchi. La notizia della soluzione dell’iter burocratico venne annunciata alla popolazione tramite pubblici avvisi del tenore seguente:

Città di Vibo Valentia

Con vivo compiacimento comunico alla cittadinanza il seguente telegramma di S. E. il Ministro dei Lavori Pubblici, elettissimo figlio della nostra Calabria, sapiente cultore del nostro progresso.
Podestà – Vibo Valentia
Sono lieto informarla che oggi ho disposto appalto costruzione palazzo di Giustizia codesta città. Stop. Saluti cordiali – Ministro Bianchi.

Dal palazzo di Città 29 settembre 1929
Il Podestà – D. A. Basile

L’anno successivo l’avvio dei lavori fu affidato alla ditta Goffredo Ziino di Messina che realizzo l’attuale Palazzo di Giustizia sulla base di un progetto elaborato e approvato dal Ministero stesso.
Nel corso dei lavori il titolare della ditta costruttrice propone di modificare il progetto, al fine di eliminare il materiale di risulta, creando una grande piazza davanti all’edificio, eliminando la Villa comunale, ma netta fu l’opposizione dell’amministrazione comunale, la quale deliberò: “di villa non ce n’è che una sola mentre al contrario la città dispone di altre ampie piazze”.

I lavori di costruzione si conclusero nel 1933.

A cura del prof. Gilberto Floriani
Direttore del sistema bibliotecario vibonese